Mircene : chiamato anche β-mircene è un monoterpene aciclico che si trova comunemente in natura, insieme ad altri terpeni, nell’olio essenziale di varie piante, tra le quali: citronella (Cymbopogon citratus), luppolo (Humulus lupus, dove contribuisce all’aroma balsamico della birra), verbena (Verbena Officinalis), mango (Mangifera Indica), timo (Thymus Vulgaris), alloro (Laurus Nobilis) e Cannabis Sativa. Ha un profumo delicato e delle proprietà notevoli. Nella pianta di Cannabis, il β-mircene può rappresentare fino al 50% dei terpeni totali e, tra le altre cose, contribuisce a generare il caratteristico odore della Cannabis (e delle altre specie in cui è presente). La sua fragranza è molto particolare, richiama l’odore della terra e del muschio, con note speziate e balsamiche. Il Mircene è un composto molto volatile e questa sua natura lo rende in qualche modo difficile da utilizzare in quanto tale. E' utilizzato largamente nell’industria dei profumi, per la produzione di fragranze terpeniche.
Un aspetto molto positivo del β-mircene è la sua scarsissima tossicità. Il suo profilo di sicurezza è stato infatti ampiamente testato. Ad esempio, è stato visto che non è un composto genotossico (non danneggia il DNA) e il test di Ames (un test sulla mutagenicità), ha dimostrato che non induce mutazioni nel DNA. Data la sua sicurezza, il β-mircene è stato oggetto di varie sperimentazioni che hanno messo in evidenza le sue proprietà, soprattutto anti-infiammatorie e analgesiche. Si potrebbe ipotizzare che le azioni analgesiche del Mircene siano mediate dal rilascio di oppioidi endogeni, endocannabinoidi e citochine antinfiammatorie che agiscono sui recettori presenti sui neuroni afferenti primari (quindi in periferia), bloccando così la trasmissione del dolore. Tale effetto locale, probabilmente mediato dagli oppioidi endogeni, sarebbe limitato alla periferia e quindi non indurrebbe gli effetti sistemici avversi dell’analgesia mediata dai farmaci oppiacei e dalle benzodiazepine. Inoltre il β-mircene mostra significativi effetti anti-infiammatori attraverso l’inibizione dell’enzima cicloossigenasi (COX), il quale produce anche mediatori del dolore: ciò potrebbe spiegare l’effetto analgesico che, nel tempo, si osserva. Questa ipotesi sembrerebbe quella più in linea con la letteratura disponibile su questo composto.